Il tecnico giallorosso dalle colonne della Gazzetta del Sud: “La rosa va solo puntellata con qualche calciatore di categoria”
L’ultima gioia del salto in cadetteria l’aveva fatta assaporare al Catanzaro lui per l’ultima volta. Era il 16 maggio 2004 e le Aquile allenate da Piero Braglia (che con i giallorossi disputò anche sei stagioni da calciatore) batte il Chieti sul neutro di Ascoli, con circa 20mila tifosi al seguito, ottenendo l’aritmetica promozione in cadetteria dopo quattordici anni.
Dalle colonne della Gazzetta del Sud, l’attuale tecnico del Gubbio ripercorre momenti ed emozioni di un percorso entusiasmante: “Un ricordo indelebile. Fu una cavalcata esaltante. I ragazzi furono straordinari a tenere il passo del Crotone, a superarlo e a difendere il primo posto fino alla fine del campionato. Quando una squadra riesce a centrare un obiettivo così importante, in quel modo, dimostrando tenacia e voglia di non mollare mai, vuol dire che si può essere fieri di aver contribuito a far nascere un gruppo solido, fatto di tanti veri uomini che lavorano con dedizione per una causa comune. In quel Catanzaro ognuno fece la sua parte. Nessuno escluso. Dentro e fuori dal campo. Sono felice che il Catanzaro sia ritornato dove lo avevo lasciato”. Braglia ricorda con commozione il compianto Fabrizio Ferrigno: “Un ragazzo straordinario, che ci ha lasciato troppo presto. Uno dei miei punti di riferimento in campo. Ecco, a proposito di uomini veri, Fabrizio lo era. In quell’annata c’è impressa la sua impronta ben oltre i 5 gol e i 4 assist. Ci sono doti carismatiche, empatiche, che valgono più dei numeri, della tecnica e della tattica”.
Seppur a distanza, Braglia ha seguito la marcia record del suo Catanzaro: “La società ha messo su un progetto importante investendo per anni. Alla fine è stata premiata per la sua capacità di non arrendersi o rivoluzionare quando l’obiettivo non è stato centrato al primo o al secondo colpo. La continuità è fondamentale, il presidente Noto non ha mai perso di vista il traguardo finale e anche il direttore generale Foresti ha lavorato davvero alla grande per tre anni. Il Catanzaro dei record non è merito dei singoli che, come Vandeputte o Iemmello, sono di un’altra categoria ma di un graduale percorso di crescita con innesti sempre più mirati in un organico diventato, alla fine, straordinariamente competitivo e vincente. Vivarini è stato il valore aggiunto finale”.
A parere dell’allenatore toscano, in cadetteria il Catanzaro non vestirà una meteora: “La rosa va solo puntellata con qualche calciatore di categoria, ma molti la quasi totalità in organico lo sono già. Sono convinto che i tifosi saranno fieri del percorso del Catanzaro, che questo è solo l’inizio. Vedere stadi pieni, come lo è stato il “Ceravolo” in questa galoppata strepitosa, fa solo bene a tutto il nostro movimento e anche la Serie B gioverà del ritorno di una grande piazza”.