L’estremo difensore giallorosso ai microfoni di PianetaSerieB: “La fase difensiva è stata fondamentale per la vittoria del campionato”
Uno degli assoluti protagonisti di questo campionato del Catanzaro è senza dubbio Andrea Fulignati. Il portiere classe 1994 in 35 giornate ha collezionato 24 clean sheet, nessuno come lui in tutta Europa. Il 28enne è l’estremo difensore che è riuscito a mantenere per più partite la porta inviolata nelle leghe professionistiche dei top-5 campionati europei. Una saracinesca.
Sullo stradominio giallorossi ci sono anche le sue mani. Tra interventi di reni, uscite alte e impostazioni brillanti da vero play di difesa. E ai microfoni di PianetaSerieB, l’estremo difensore toscano riconosce l’importanza dei dati difensivi nel successo giallorosso: “È ovvio che quando si fanno 100 gol il focus è sull’attacco ma la fase difensiva è stata fondamentale in un particolare momento dell’anno – le sue parole -. Quando si vince in goleada tenere la porta inviolata lascia il tempo che trova ai fini del risultato: la nostra forza, invece, è stata quella di non subire reti in quelle partite che abbiamo poi vinto 1-0. È in quelle gare che anche il lavoro difensivo viene esaltato ed alla fine risulta determinante per la vittoria di un campionato”.
Un’annata storica, senza precedenti: “Ovviamente ci si rende conto di star facendo qualcosa di importante ma col passare delle partite il nostro obiettivo era solo uno: ragionare di gara in gara per provare a vincerle tutte o comunque la maggior parte. Questo scatta quando avverti attorno a te una grande passione di una piazza che stava provando da tanti anni a raggiungere la Serie B e che dunque meritava questo grande traguardo”. Da Fulignati arrivano anche parole di elogio per la società capitanata dal presidente Noto: “Dal mio arrivo in estate ho notato una voglia della società di migliorare sotto tutti gli aspetti incredibile. Non solo per quanto riguarda la parte sportiva ma tutti gli altri settori di un club che poi alla fine sono importanti per vincere. Giorno dopo giorno ci sono stati miglioramenti”.
Infine, sulle similitudini con la sua esperienza a Perugia: “Da un punto di vista personale ho trovato diversi punti di contatto. Il primo, innanzitutto, è che in entrambe le avventure sono stato chiamato in causa dai due allenatori. A Perugia nel finale di stagione dopo un mio grave errore col Gubbio Mister Caserta mi ha parlato in modo sereno e schietto dicendomi che nella gara successiva avrebbe giocato Stefano Minelli. Vincemmo e da lì giocò sempre lui, sappiamo bene com’è il ruolo del portiere. Qui a Catanzaro ho ritrovato una cosa che facevo anche a Perugia: sia Vivarini che Caserta, infatti, mi hanno coinvolto molto nel gioco coi piedi. Pur avendo idee differenti entrambi mi hanno sollecitato per partecipare alla fase di possesso coi piedi e dunque è questa la similitudine più grande da un punto di vista personale. Collettivamente, invece, a Catanzaro nei fatti siamo stati sempre primi mentre col, Perugia ci fu una battaglia sino alla fine col Padova”.