“Il nostro obiettivo all’orizzonte è quello che trovate in bianco e nero dietro di voi”. Floriano Noto allude alle foto di Nicola Ceravolo e Angelo Mammì che campeggiano su una parete della sala stampa dello stadio. La Serie A è un obiettivo chiaro di questa proprietà e il patron lo ribadisce durante la conferenza stampa di presentazione di Aquilani: “Gli obiettivi sono sempre stati chiari: crediamo che per fare un salto di categoria occorra essere strutturati e noi lo stiamo facendo. Bisogna avere anche credibilità: oggi un tecnico viene qui con maggiore spirito di lavoro perché siamo una società seria e negli ultimi due/tre anni abbiamo fatto bene. Poi, per la Serie A ci sono tante variabili…”.
Il presidente del Catanzaro spiega che la sua famiglia è “aperta ad altri soci ed è disponibile a un azionariato sullo stile del Lecce, dove quattro/cinque imprenditori condividono rischi e vantaggi. Dovesse rendersi necessario, sarei disposto a mettermi da parte per nominare un presidente super partes: la Serie B è un campionato difficile anche per far quadrare i conti. Stiamo crescendo anno dopo anno: ringrazio tutti i collaboratori che abbiamo avuto sin dal primo anno perché ci hanno condotto fin qui. Il calcio è tutta un’altra cosa rispetto alle aziende classiche: abbiamo imparato molto, ma siamo pronti a tutto. Ogni anno un paio calciatori bisogna metterli sul mercato per fare plusvalenze e poi si può fare anche il salto di categoria. Solo in Italia si pensa di vincere solo con anziani: altrove si vince con i giovani”.
Noto sottolinea anche l’importanza delle strutture sportive: “Aquilani vuole portare i ragazzi della Primavera ad allenarsi con la prima squadra. Il settore giovanile ha avuto ottimi risultati, abbiamo qualche giovane importante che il tecnico porterà in ritiro. Deve esserci un’unica casa per tutti. Abbiamo due campi e il mister è rimasto molto contento: il nostro sogno è avere un unico centro sportivo, con cinque/sei campi e una foresteria. Il centro sportivo ha vissuto tra Simeri Crichi, Catanzaro Lido e San Floro: il tecnico deve interfacciarsi con i colleghi del settore giovanile e perché ciò accada si rende necessario un unico centro sportivo”.