Era il 5 luglio 2024 quando Fabio Caserta veniva nominato allenatore del Catanzaro tra mille perplessità legate al suo passato sulla panchina del Cosenza. E un anno dopo si può dire che ogni dubbio sia stato scacciato via con gli interessi. Perché il tecnico melitese, l’uomo che era stato scelto per raccogliere la pesante eredità lasciata da Vivarini, ha saputo tenere la barra dritta nei momenti di difficoltà iniziali grazie anche alla fiducia mostrata dalla società e pian piano è riuscito a dare una chiara identità di gioco alla squadra iniziando a macinare punti. La missione datagli dal presidente Noto non era delle più semplici, ma è stato capace con il duro lavoro in qualcosa che sembrava davvero impensabile: riportare quell’entusiasmo che si era respirato per tutta la scorsa annata vissuta da matricola ed è stato poi questa l’arma in più per poter raggiungere l’obiettivo dichiarato della salvezza con largo anticipo e togliersi anche la grande gioia dei play-off per il secondo anno consecutivo. Praticando un calcio molto verticale ed equilibrato, con principi ben definiti come l’impostazione dal basso e il fraseggio alla ricerca del varco giusto da offendere, capace di far divertire il pubblico giallorosso in più di una occasione sugli spalti del “Ceravolo“.
Caserta ha mostrato a pieno tutto il suo valore in cima ai tre colli dando vita a una squadra con una buona qualità di gioco e un carattere d’acciacio che da novembre fino a febbraio è stata capace di regalare soltanto soddisfazioni ai propri tifosi con una continuità di risultati impressionante e appena una sconfitta in 23 partite. Due lunghe strisce da oltre dieci risultati utili consecutivi per le Aquile che, pur calando nelle ultime giornate, hanno chiuso ad una sola posizione in meno rispetto all’anno precedente. Un risultato eccezionale di un gruppo sano e unito, valorizzato giorno dopo giorno da un condottiero che è entrato anche nella storia come l’allenatore del Catanzaro con il minor numero di ko esterni di sempre in un singolo torneo cadetto (4). Le strade tra il tecnico calabrese e il club giallorosso si sono divise per via di alcune differenti vedute. Ma il popolo catanzarese non dimenticherà facilmente quanto di buono è stato fatto nel corso di quest’annata. Riconfermarsi non era facile e il suo lavoro ha dato frutti quasi insperati. Un addio completamente diverso da quello burrascoso con Vivarini, ma che fa ugualmente un po’ male ad un ambiente capace di ripagarlo con uno smisurato affetto seppur dopo qualche pregiudizio iniziale.